Proiezioni
Venerdì 21 gennaio: ore 21,00
Sabato 22 gennaio: ore 21,00
Domenica 23 gennaio: ore 15,30 – 18,15 – 21,00
Mercoledì 26 gennaio: ore 21,00
N.B.: Capienza 100%. Super Green Pass e mascherina FFP2 obbligatori.
Titolo originale: Illusions perdues
Nazione: Francia
Anno: 2021
Genere: Drammatico, storico, commedia
Durata: 141 min
Regia: Xavier Giannoli
Cast: Benjamin Voisin, Cécile de France, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Jeanne Balibar, Gérard Depardieu, Louis-Do de Lencquesaing, André Marcon
Produzione: Curiosa Films, Gaumont, France 3 Cinéma, Pictanovo, Gabriel Inc., Umedia
Distribuzione: I Wonder Pictures
Trama
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Honoré de Balzac. Lucien è un poeta sconosciuto nella Francia del XIX secolo che lascia la sua provincia per tentare la fortuna a Parigi. Abbandonato a se stesso in questa città, il giovane scopre ben presto i retroscena di un mondo dedicato alla legge del profitto. Disilluso e mortificato, Lucien inizia a scrivere articoli controversi, ma in questo mondo così superficiale e cinico è tanto facile vendersi quanto comprarsi qualcuno, il giovane ragazzo di provincia riuscirà a rimanere se stesso?
Video recensione
Recensione
Illusioni Perdute | Balzac, il tocco di Giannoli e un film che non dovete perdere
Nella pellicola, presentata in Concorso a Venezia 78, il protagonista è un grande Benjamin Voisin
Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 78, riscuotendo favori di critica e pubblico, poi ha sbaragliato la concorrenza nelle nomination ai premi francesi Lumières. Di che film parliamo? Di Illusioni Perdute di Xavier Giannoli, tratto dall’omonima trilogia di Honoré de Balzac pubblicata tra il 1837 e il 1843. Il film narra la vicenda di Lucien de Rubempré, giovane poeta spiantato di provincia che, in cerca di fortuna, si getta in pasto a Parigi, dea pagana pronta ad accogliere talento e merito. Lasciata alle spalle la parentesi della Rivoluzione, Lucien muove i suoi passi in una Parigi in piena epoca di Restaurazione, in cui monarchici e liberali lottano per affermare i propri valori morali. Travolto da una gigantesca commedia umana in cui mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà recitano tutti la loro parte, Lucien scoprirà che il denaro sta diventando la nuova aristocrazia, ma stavolta nessuno è interessato a tagliargli la testa.
È con queste affascinanti premesse che Illusioni perdute racconta con arguzia mai didascalica l’ascesa del capitalismo moderno, smascherando inoltre annose pratiche malsane dell’editoria e del giornalismo. Per i “figli della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità” tutto è negoziabile: i fischi e gli applausi a teatro si vendono al migliore offerente, così come gli articoli e le recensioni. Un libro non si pubblica se chi lo ha scritto non ha un volto noto o perlomeno un nemico famoso: l’artefatta polemica si crea a tavolino per attrarre attenzione e battere cassa. Un giornale prende per vero tutto ciò che è probabile, perché l’unica verità sono i dati di vendita. I giornalisti, veri e propri trafficanti di parole, creano e influenzano le opinioni dei lettori.
Non è dunque difficile per lo spettatore contemporaneo comprendere che in realtà Balzac e Giannoli si stiano direttamente interfacciando con la nostra sensibilità di pedine immerse in un sistema mediatico corrotto, le cui regole non sono concettualmente diverse da quelle del diciannovesimo secolo. Sfruttando gli immancabili e onnipresenti inglesismi del nostro tempo parleremmo di dissing, di fake news e di social media, ma si tratterebbe soltanto dell’ennesima illusione che una nuova nomenclatura possa sfuggire a corsi e ricorsi storici. Balzac nell’Ottocento creò un universo e oggi Giannoli lo onora, facendosi egli stesso essenza generatrice entro i confini definiti dallo scrittore. In questo kolossal di due ore e mezza à la français, il regista fa incontrare in maniera simbolica diverse generazioni del cinema d’oltralpe.
Le illusioni nutrite e poi perdute da Lucien vengono affidate alle poco navigate, ma possenti spalle di Benjamin Voisin, rivelato al grande pubblico da Estate ‘85 di François Ozon e lanciato nell’Olimpo delle promesse francesi. Benjamin come Lucien è un giovane artista in un’industria dalle regole spietate, che dovrà lottare per non scendere a compromessi tanto quanto il personaggio che interpreta. Giannoli crea inoltre, in occasione del suo adattamento, il nuovo personaggio di Nathan Anastasio, che farà da narratore della vicenda. Il ruolo è affidato non casualmente alle cure di Xavier Dolan, uno degli autori cinematografici più emblematici della nostra contemporaneità, già enfant-prodige del cinema mondiale. A personificare il cinismo dell’editoria sono invece le figure chiave di Étienne Lousteau e Dauriat. Étienne, di poco più grande di Lucien ma con già tanta esperienza e compromessi alle spalle, prenderà il protagonista sotto la sua ala, insegnandogli tutti i trucchi del mestiere; il ruolo è toccato simbolicamente a Vincent Lacoste, giovane ma già super richiesto attore della sua generazione.
Il super navigato Dauriat, analfabeta editore senza scrupoli poco incline alle lettere ma esperto nell’ingrossare le tasche degli azionisti, è invece Gerard Depardieu che (meglio di chiunque altro) sa abilmente gigioneggiare nelle vesti del vecchio lupo del mestiere. Già la scelta dei ruoli la dice lunga su come nulla sia affidato al caso nell’opera di Giannoli che, nella sua composizione, non è in fondo meno letteraria del romanzo di Balzac. Lo si percepisce anche nel chiaro intento di rendere omaggio allo splendore parigino, al suo spirito, ai suoi tessuti, ai suoi salotti e ai suoi inestricabili intrighi. L’attenzione alle scenografie e ai costumi non è peraltro da meno rispetto alle scelte musicali che spaziano da Schubert a Bach passando per Rossini e Vivaldi, persino con una rilettura più sensibile al nostro tempo delle Quattro Stagioni. Illusioni perdute è dunque un grande film perché non perde mai in purezza, raccontando con cinismo un mondo che conosciamo molto bene, ma da cui non riusciamo a sfuggire per la sua sensualità e il morboso fascino della sua insania.
Adam Olivo– hotcorn.com
Curiosità… musicali
Il film è caratterizzato da una splendida colonna sonora. Ecco il commento in proposito di Emanuele Sacchi di www.mymovies.it:
Per Marcel Proust “Illusioni perdute” era il capolavoro nel capolavoro, il punto più alto della “Comédie humaine” in cui Honoré de Balzac ha scandagliato i turbamenti, le inquietudini e le storture dell’animo umano. La parabola in tre volumi di Lucien sussume tutti i temi cari al romanziere francese e li colloca in un’epoca di fondamentale transizione storica: quella della Restaurazione post-napoleonica, in cui l’ancien régime si riappropria degli antichi privilegi e gira all’indietro le lancette dell’orologio della Storia. Lucien Chardon, figlio di un farmacista che nasconde le proprie origini sotto il cognome della madre nobile, de Rubempré, è un giovane provinciale, ambizioso e ingenuo, amante della Marchesa de Bargeton e poeta, smanioso di essere accolto nell’alta società dell’aristocrazia.
L’affresco maestoso di Xavier Giannoli esalta i rimandi alla contemporaneità del romanzo, ma mantiene un linguaggio classico che si avvale della colonna sonora per contestualizzare e rafforzare i passaggi narrativi e i saliscendi della parabola di Lucien. Vivaldi, Schubert, Bach e Rossini, tra gli altri, accompagnano le gesta del giovane dalla campagna alla città. Il film ha inizio con il Concerto per 2 violoncelli e archi RV 523 di Vivaldi, introducendo la realtà decentrata in cui il protagonista, pieno di speranze, si affida alla Marchesa per cercare una affermazione letteraria.
Il preludio al terzo atto di Hippolyte et Aricie di Jean-Philippe Rameau, con i suoi bassi e i suoi ottoni, diviene il contraltare ideale per l’ambiziosa marcia verso il successo di Lucien de Rubempré, disposto a tutto, anche a rinnegare il cognome paterno per poter aspirare ai privilegi di un ceto sociale superiore. Lucien cerca riscatto e sembra trovarlo tra le pagine di giornali anti-governativi, come Satan, e nel mondo dello spettacolo. L’amore per la giovane Coralie, attrice squattrinata e animo candido e sincero, è accompagnato dalle note del 4° movimento per quartetto d’archi di Guillaume Lekeu, intitolato Romance. Intenso e malinconico, quasi a presagire l’amarezza che seguirà alla gioia del momento.
I primi passi di Lucien nel grand monde della mondanità parigina trovano riscontro ideale nella Polonaise per violoncello e orchestra D 580 di Schubert. Un’immersione nel piacere della notorietà e della dissolutezza, guidata da consigli di lingue biforcute e melliflue. Il Canto del cigno, la serenata di Schubert, suona come un ulteriore presagio del destino che attende Lucien, dopo aver sceso la china. Schubert diviene uno dei legami invisibili tra il film di Giannoli e l’opera di Stanley Kubrick a cui è stato accostato, Barry Lyndon, che aveva nel compositore tedesco un costante contrappunto. Là si raccontava una scalata sociale nel Settecento prima della Rivoluzione, in Illusioni perdute il tentativo, ancor più anacronistico e disperato, di compiere analoga impresa nell’Ottocento della Restaurazione.
La Parigi di Balzac non ha pietà per i parvenus, i meno fortunati e mal raccomandati, ancor più – ma con molte somiglianze – di quanto avviene oggi. Un mondo di selvaggi vestiti alla moda e istruiti, come quello che emerge dalla Danza dei Selvaggi di Jean-Philippe Rameau, estratto da Les Indes Galantes. Trionfali ma inquietanti, gli archi sembrano preludere alla crudeltà dei “selvaggi” che popolano un mondo di ipocrisia imbellettata, senza pietà né amore. Lucien de Rubempré si reca al gran ballo per assaporare il proprio riscatto e pascersi di illusioni, ostentando il raggiungimento del suo nuovo status sociale sulle note di Johann Strauss e del Valzer Wiener Bonbons.
Johann Strauss diviene così la colonna sonora dell’affermazione di Lucien nell’alta società, o dell’illusione della stessa. Il ballo è il momento in cui i limiti vengono sfiorati o violati, in cui la ricerca del migliore aspetto e portamento si traduce in esibizione e conquista. Lucien danza con Strauss e crede di avere il mondo ai suoi piedi, come un bambino in una fabbrica di caramelle prima dell’indigestione.
A concludere il film e a sancire il crollo delle speranze di Lucien, destinato a tornare in provincia indebitato e screditato, è la Sonata in tre parti di Henry Purcell, un adagio dai toni funesti che avvolge di tristezza la discesa del sipario sul nostro protagonista.
Prezzi
BIGLIETTO INTERO € 7,00
BIGLIETTO RIDOTTO € 5,00
• BAMBINI da 4 a 12 anni
• ADULTI oltre 60 anni
• PORTATORI DI HANDICAP
• GIORNALISTA, dietro presentazione di tesserino
• MILITARI
• il MERCOLEDÌ (escluso festivi e prefestivi, e nel giorno di uscita di un film): per TUTTI
• il VENERDÌ (escluso festivi e prefestivi) per i soci i possessori di:
a) tessera “Vieni al cinema” con di foto di riconoscimento oppure senza foto purché accompagnata da tessera dell’Ente
b) tessera ACI (Automobile Club d’Italia)
c) card Cultura del comune di Imola
d) tesserati Azione Cattolica (adulti, giovani e giovanissimi)
BIGLIETTO OMAGGIO
ACCOMPAGNATORE DI PORTATORE DI HANDICAP
BAMBINI fino a 3 anni
POSSESSORI DI TESSERA DEGLI ESERCENTI SALA CINEMATOGRAFICA (AGIS-ACEC, AGIS-ANEC, ANEM..)
POSSESSORI DI TESSERA ‘EUROPA CINEMAS’